La sostenibilità istituzionale della retorica neofascista

A Siena si discute oramai da quasi nove mesi di un regolamento comunale contro la concessione degli spazi pubblici ai gruppi razzisti e neofascisti, sulla falsariga di diverse amministrazioni italiane. Con tutti i limiti del caso, la proposta rappresenterebbe comunque un punto simbolico e un avanzamento rispetto allo stato attuale delle cose. Oggi viviamo in un nebuloso limbo di semi-legittimazione che di fatto finisce per tutelare  e coltivare i gruppi neofascisti. La proposta a Siena nasce dal basso e prende piede, ma ancora non si vede una luce alla fine del tunnel: il percorso suggerito da Rete Antifascista e Anpi si è bloccato in un marasma burocratico, fatto di omertà e rimandi continui. L’ultimo atto è andato in scena ieri nel consiglio comunale, con l’ennesimo rinvio della votazione, a causa delle numerose assenze che hanno decimato la maggioranza. A questi personaggi interessa veramente combattere il neofascismo?

Da parte nostra continuiamo a sostenere la centralità dell’antifascismo militante, di strada, e non ci siamo mai fatti illusioni sulla portata concreta di una misura come questa; ma al di là della fiducia nei meccanismi e nei riferimenti istituzionali ciò che non abbiamo è la pazienza di aspettare i comodi di chi probabilmente non ha nessun interesse a combattere il neofascismo. Se l’amministrazione non si assume una responsabilità politica precisa siamo convinti che Siena darà una risposta di popolo e di movimento.

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Braccia o persone? Categorie neoimperialiste del discorso sui migranti – pt. 2

i migranti del centro di accoglienza di Cona in marcia per la dignità

Nella prima parte del nostro percorso abbiamo cercato di risalire alla natura dei meccanismi di disciplinamento dei migranti, attraverso la categoria dell’oggettivazione. La costruzione del dibattito pubblico ruota attorno alla concezione dei migranti come res, massa passiva e deresponsabilizzata che non è in grado o non vuole esprimere alcuna iniziativa ma, nel migliore dei casi, solo qualche forma di resistenza inerziale. Questa costruzione è funzionale alla repressione di quei migranti che invece adottano forme organizzate di lotta per migliorare le proprie condizioni materiali.

In questa seconda parte proviamo a tratteggiare quali sono le tendenze economiche che dominano e motivano questa dinamica nel campo della coscienza; perché le società a capitalismo avanzato hanno bisogno di ‘accogliere’ e disciplinare forza lavoro ricattabile; come questo disciplinamento prenda corpo grazie alla legislazione e le relazioni di potere all’interno dei luoghi di lavoro. Continua a leggere

Sabato 16 tutt* in presidio contro Forza Nuova

Il comunicato per il presidio di domani alla Madonna delle Nevi

Sabato si terrà a Siena un’iniziativa alla quale presenzierà un noto ex terrorista e stragista fascista, con il palese scopo di sfruttare a fini propagandistici la crisi bancaria che ha travolto la città. I recenti tentativi da parte dell’estrema destra di radicarsi anche nel nostro territorio, in una fase in cui una persistente crisi economica e sociale ha messo in pericolo le fondamenta su cui si basava la nostra città, non sono casuali. Questo molti concittadini lo hanno ben compreso, come dimostrato con i due partecipati presidi del febbraio scorso davanti all’asilo monumento, quando dei militanti neofascisti vi appesero uno striscione contro un gioco da loro considerato “perverso”, e alle logge del papa contro la fiaccolata dell’ultradestra per “i martiri delle foibe”. Questi due momenti hanno dato impulso alla nascita della Rete Antifascista Senese che, poche settimane dopo, insieme ad altre forze antifasciste cittadine, ha respinto una marcia neofascista in occasione dell’apertura di una loro sede in pieno centro, a ridosso della festa della Liberazione. Successivamente, pochi segnali di attività da parte dei nostalgici del ventennio, sporadiche foto durante le ronde, o “passeggiate di sicurezza” come amano chiamarle, rigorosamente di notte, usualmente in luoghi deserti, senza annunciarsi e fotografati di spalle. La città li aveva avvolti in una manifesta e apparentemente efficace indifferenza (dopotutto quando si sono voltati di faccia per la prima volta, tutta Italia ha riso rendendoli un meme popolare su internet per settimane). Ora però sono di nuovo pronti a uscire dai loro covi, in cui si erano saggiamente rinchiusi e nascosti, come testimoniato dall’evento di sabato prossimo, che dovrebbe affrontare il tema della crisi dell’MPS. Curioso che proprio un partito, che altro non è che il modo che il suo leader ha scelto per coprire le sue speculazioni finanziarie, decida di occuparsi di un tema così delicato.
Crediamo che la nostra città non debba e non possa essere il terreno di conquista di nessuno e in particolare dell’estrema destra, la cui azione politica è ovunque caratterizzata da aggressioni, atti intimidatori e vittime, che rappresentano un’inoppugnabile testimonianza della loro vera matrice, violenta, razzista, populista, sessista, omofoba e xenofoba.
Vogliamo per questo andare al di la dell’indignazione dei media mainstream troppo spesso pronti a sdoganarli come una presenza politica legittima.
Sentiamo il bisogno di opporci insieme al ritorno di certe ideologie e pratiche, di tradurre in azione quotidiana i valori dell’antifascismo, dare una risposta collettiva e difendere la città dall’avanzata dell’ultradestra.
Per questo invitiamo tutti e tutte al presidio antifascista che si terrà Sabato 16 dicembre – ore 16, retro della Chiesa della Madonna delle Nevi, in Via Pianigiani a Siena.
FUORI I FASCISTI DALLE CITTÀ!

Rete Antifascista Senese

Prime conclusioni – Dove stanno andando i nostri atenei?

Pubblichiamo le conclusioni dell’assemblea del 1 dicembre a Bologna, curate dai compagni della campagna Noi Restiamo.

Che questo momento sia il primo di un percorso di convergenze di lotte ed analisi!

Venerdì 1 dicembre si è tenuta a Bologna una prima assemblea studentesca da noi promossa nella convinzione che all’importante ruolo giocato dall’Alta Formazione nella ristrutturazione del capitalismo continentale non si possa rispondere lasciando questo campo sguarnito dalla presa di parola delle forze anticapitaliste. Lo abbiamo fatto cercando di rispettare un metodo rigoroso, condividendo analisi concrete e letture approfondite delle linee di tendenza che stiamo riscontrando a partire dallo specifico degli atenei in cui tanti dei nostri compagni studiano e operano, nelle città di Bologna, Torino, Siena, Urbino, Roma e della Sardegna. Uno spaccato nazionale non esaustivo, ma certamente interessante per giungere ad alcune prime conclusioni generali, coscienti che i tratti in comune riscontrati nelle tante relazioni che si sono susseguite non siano figli del caso, ma rappresentino piuttosto il precipitato di una politica nazionale e internazionale ben definita secondo la quale si stanno indirizzando gli sviluppi del sistema formativo. Questo ci porta a individuare la necessità di costruire un ulteriore passaggio assembleare nei prossimi mesi, in cui invertire l’ordine delle priorità, ovvero in cui affrontare i nodi politici generali affrontandoli tematicamente. Nel frattempo non stiamo con le mani in mano: molto presto renderemo disponibili i testi degli interventi susseguitisi in questa prima assemblea, e ci lasciamo con questi quattro propositi immediati: Continua a leggere

Dove Va l’UniSi? – riflessioni sull’università d’elite: analisi di una tendenza

Venerdì 1 Dicembre abbiamo partecipato alla bella assemblea chiamata da Noi Restiamo di cui avevamo già parlato.

Per noi è sempre stato centrale un discorso sull’università, che diventa per forza di cose anche un’analisi sulla città. Di seguito il testo completo del nostro contributo.

La storia universitaria della città di Siena è lunga e complessa e non può essere riassunta in un documento di poche pagine, ma è necessario fissare alcuni punti cardine. È chiaro che dagli anni novanta in poi la trasformazione dell’istituzione universitaria è stata centrale nello scenario cittadino e che città e università non possano esser viste come dimensioni separate. Dobbiamo quindi fare una piccola premessa, partendo proprio dalla città in sé. Siena è sempre stata uno dei centri più ricchi della Toscana, ma con delle radicali differenze rispetto al resto della regione: a Siena non c’è un tessuto produttivo paragonabile alle altre città, qui non troviamo il tessuto industriale che caratterizza altri centri regionali, non c’è il porto di Livorno, né le grandi fabbriche di Prato e Empoli o le più specializzate di Arezzo, è inoltre decisamente molto più piccola di Pisa o Firenze anche per il numero degli studenti fuori sede presenti; la ricchezza di Siena è stata ancorata alle sue tre maggiori istituzioni: il Monte dei Paschi, la fondazione MPS e l’Università degli Studi. Queste sono sempre state governate tramite meccanismi di egemonia dal PD e dai suoi predecessori, in particolare la fondazione è sempre stata centrale nel gioco: era suo il compito, foraggiata dal Monte, di redistribuire ricchezza sul territorio sotto forma di finanziamenti e infrastrutture. Siena è dunque piccola città con un ateneo di media grandezza che presenta notevoli complessità dovute a questo circolo “virtuoso” che si è imposto tra le sue istituzioni e la sua classe dirigente. L’università in questo quadro ha rappresentato una delle maggiori possibilità di arricchimento da parte della borghesia cittadina, possibilità che si è voluto trasformare in realtà tramite precise scelte politiche. Continua a leggere