Afrin e noi – Appunti sulle complicità dell’Occidente e sul nostro ruolo

Di fronte alla barbarie dello stato turco e dei suoi alleati nei confronti della città curdo siriana di Afrin, sentiamo il bisogno di proporre in essere un ragionamento collettivo che vuole essere complesso. Nelle prossime righe cerchiamo di analizzare la situazione del Medio Oriente, che ci prendiamo la libertà di guardare con il filtro privilegiato creato dalla nostra solidarietà con il movimento di liberazione curdo.

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Le Forze Armate non sono una carriera come tutte le altre! Contro la militarizzazione dell’Università

Oggi al Rettorato dell’Università Siena si è tenuto l’incontro intitolato: “Le professioni nelle Forze Armate e nelle Forza di Polizia”.
Abbiamo voluto esprimere il nostro dissenso nei confronti di questo evento di recruiting in cui l’Università assume il ruolo fondamentalmente subalterno di passerella, sulla quale si permette ai rappresentanti delle Forze Armate di sfilare indisturbati e di farsi pubblicità.
Nell’iniziativa di oggi, come in altre numerose iniziative organizzate nelle Università e nelle scuole superiori di tutta Italia, si rileva una tendenza inquetante che si sta affermando nella nostra società: una tendenza alla militarizzazione degli spazi civili, all’indebolimento delle libertà democratiche e alla criminalizzazione del dissenso; cavalcando la retorica della paura e della sicurezza, tutte le forze politiche, in maniera pressochè trasversale, si rincorrono in una gara a potenziare gli apparati repressivi e rafforzare la sorveglianza. La miopia della classe dirigente si accompagna (come con-causa) alla degradazione della cultura politica della cittadinanza tutta che, terrorizzata, è sempre meno sensibile ai temi della tutela politica e sociale e corre quasi con entusiasmo tra le braccia dei propri dominatori.
C’è un problema di cultura democratica e di trasparenza nella Forza Pubblica, un problema che affonda le proprie radici nell’oscura storia del Novecento italiano e che non è mai stato denunciato, menché meno affrontato in qualsiasi maniera dalla classe dirigente del Paese. Nella sua invasione di campo nei confronti del mondo civile, il complesso militare -un corpo estraneo nella Repubblica- sta contagiando la società tutta coi suoi mali: l’autoritarismo, il verticismo, il disprezzo per la democrazia, per la libertà e per il dissenso. Nell’attesa di una riforma radicale degli apparati di forza pubblica, pretendiamo che il rapporto tra questo corpo estraneo e il mondo della formazione venga reciso, che termini questa connivenza omertosa che contribuisce ad avvelenare la nostra società. Per la pace e la libertà

COLLETTIVO POLITICO PORCO ROSSO

La follia omicida è un sintomo, la cultura del terrore è la malattia

La guerra tra poveri è scoppiata. Non da qualche giorno, non grazie alle elezioni politiche del 4 marzo, dal momento che il confermarsi della Lega e di altre forze xenofobe rappresenta solo un passaggio di questa stessa guerra. È poi successo che a Firenze un uomo, disperato a dire della stampa, ha deciso di riversare la sua rabbia su un senegalese. Sempre a Firenze, dove il 13 dicembre 2011 erano stati assassinati proprio Samb Modou e Mor Diop da mano fascista e xenofoba. Un ambulante senegalese che si chiamava Idy Diene e che come Samb Modou (suo cugino) diventa di nuovo il capro espiatorio di un bianco.

L’uomo avrebbe negato ogni motivazione razziale del gesto (forse per evitare di imputarsi altre aggravanti?), tuttavia a noi appare evidentemente come l’ennesimo atto di razzismo in un paese dove la guerra tra poveri sta diventando sempre più tragica. Il razzismo è un rapporto di dominio, radicato nella società, che opera anche in maniera sotterranea e che va sempre e solo in un’unica direzione: dal dominatore “legittimo” contro chi invece è escluso dalla “normale” società civile.

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