Braccia o persone? Categorie neoimperialiste del discorso sui migranti – pt. 1

La loro lotta per la vita è anche la nostra!

La marcia dei migranti da Cona, dove si trovavano in un centro di accoglienza in condizioni di estrema precarietà, a Venezia.

La migrazione di donne e uomini verso l’Italia è un fenomeno relativamente recente, se si pensa ad altri contesti come la Francia o la Germania; per un lungo periodo l’Italia non è nemmeno stata dotata di una legislazione chiara in materia, e quando finalmente ha deciso di prendere l’iniziativa i risultati sono stati nella buona parte dei casi peggiorativi delle condizioni dei migranti. La retorica che ha sempre tenuto il campo, nel dibattito pubblico e nella politica italiana, è sempre stata in questo senso pregna di un ragionamento utilitaristico, che nulla ha a che fare con le reali necessità del primo attore coinvolto nel processo migratorio: il migrante stesso, che esiste solo come soggetto muto nel piano legislativo italiano.

Ad oggi questa rappresentazione tutta culturale e pregiudiziale è centrale sia nel discorso sfrontatamente razzista della destra salviniana, sia nel pietismo liberale di una certa “sinistra” politica che non ha intenzione di cedere nulla della sua posizione di dominatore occidentale. Il ragionamento appiattito su un mero dato tecnico porta a negare ogni tipo di agentività politica ai migranti, che dal canto loro subiscono questi processi di vera e propria acculturazione forzata e di razzismo in una posizione svantaggiata nei rapporti di forza. In pochi purtroppo in Italia si sono scomodati per coinvolgere i migranti in processi politici reali che li interessavano, questi spesso purtroppo sono ridotti ad un soggetto senza voce. Continua a leggere

Atenei di classe made in Bruxelles – verso l’assemblea del 1 dic a Bologna

Dai nostri primi momenti fondativi come Collettivo Politico Porco Rosso ci siamo subito posti il tema di cosa stesse diventando l’Università. Dell’agibilità politica degli atenei italiani da parte delle istanze studentesche è rimasto ben poco a fronte di quello che, a nostro avviso, è stato un forte restringimento degli spazi democratici; mentre i resti di quel sano confronto con le altre componenti accademiche sono stati sacrificati sull’altare della nuova logica aziendale. Ci siamo interrogati anche sulle ricadute sociali di questo nuovo sistema, con le conseguenze che vediamo in tutte le nostre città, fatte di esclusione dei gruppi più svantaggiati come, appunto, diventano gli studenti fuori sede. Ci siamo fatti due domande su da dove venissero le spinte verso la riduzione delle università a fabbriche di cervelli caldi e pronti per il mercato del lavoro neoliberista. 

Per questo abbiamo accettato con entusiasmo l’invito da parte dei compagni di Noi Restiamo a partecipare all’assemblea del 1 dicembre.  Di seguito troverete un’estratto del nostro contributo e l’appello della giornata.

Ci vediamo al 22 di via Zamboni – aula 3 – ore 16! Qui il link dell’evento Facebook.

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Il primate nazionale e l’indignazione liberale

Bene, il dato è oggettivo: l’amichetto di CasaPound ad Ostia ha picchiato un giornalista senza motivo. Il “primate nazionale” in bomber ha spaccato la faccia con una testata del malcapitato che chiedeva solo la sua opinione sui fascisti del terzo millennio. Non mettiamo in dubbio che sia giusto indignarsi, che sia sacrosanto chiedere giustizia; presto però finirà l’ondata di legalitarismo liberale, surclassata da un’altra notizia che i media mainstream rilanceranno in modo martellante per qualche giorno. Passeranno a un’altra notizia, e poi a un’altra e così via; il paese intero, dopo la finta e velleitaria “catarsi antifascista”, potrà tornare a ignorare il problema reale che fa invece tanto comodo al modello messo in piedi nell’UE: i fascisti. Continua a leggere

Il 4 novembre, i Parà e la Somalia nel ’93

Oggi, 4 novembre, si festeggia la vittoria (?) dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Al di là della retorica post-risorgimentale che ha sempre ammantato la narrazione della Grande Guerra, la ricorrenza è meglio nota come “giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”.

Tale giornata, insieme a quella del 2 giugno in cui vengono fatti sfilare tutti i rambos dell’EI, ha lo scopo di restituire un’immagine edulcorata ed eroica, nonché virile e orgogliosa dei militari, che in un’Italia così profondamente militarizzata come quella attuale contribuisce al processo di metabolizzazione delle divise che vediamo ogni giorno nelle nostre strade e nelle nostre piazze.

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