Il primate nazionale e l’indignazione liberale

Bene, il dato è oggettivo: l’amichetto di CasaPound ad Ostia ha picchiato un giornalista senza motivo. Il “primate nazionale” in bomber ha spaccato la faccia con una testata del malcapitato che chiedeva solo la sua opinione sui fascisti del terzo millennio. Non mettiamo in dubbio che sia giusto indignarsi, che sia sacrosanto chiedere giustizia; presto però finirà l’ondata di legalitarismo liberale, surclassata da un’altra notizia che i media mainstream rilanceranno in modo martellante per qualche giorno. Passeranno a un’altra notizia, e poi a un’altra e così via; il paese intero, dopo la finta e velleitaria “catarsi antifascista”, potrà tornare a ignorare il problema reale che fa invece tanto comodo al modello messo in piedi nell’UE: i fascisti.

I fascisti, quelli che sviano gli sfruttati dal vero nemico di classe, ma anche spauracchio agitato da tutte le “forze democratiche” ad ogni contingente tornata elettorale per mantenere saldo il proprio potere di fronte a una società massacrata dall’austerità. Gli esempi di come le retoriche mainstream vogliano spingere a votare il partito liberale di turno, quello che fa più comodo ai padroni al momento, perché altrimenti “vincono i fascisti” ormai si sprecano sia in UE che nel mondo!

I fascisti non sono però comparsi con l’intervista dell’altro giorno, non sono solo Roberto Spada su cui semplicemente i cani di Iannone dicono “non è tesserato”, lavandosene le mani. Non c’è problema per loro quindi a farsi le foto con esponenti del clan Spada, lo stesso che gestisce il racket delle case popolari su cui i fascisti sbraitano in continuazione: perché hanno una difesa a prova di bomba. Poco importa se gli Spada comandano sul lido di Ostia e il cui capo è stato condannato per l’acquisizione di uno stabilimento balneare, l’Orsa Maggiore, da parte di una società di cui quasi la metà era posseduta dall’ex candidato di CasaPound a Ostia, che si è poi autosospeso dal movimento. Contro i fascisti non c’è nessuna difesa concreta che viene posta in atto dalle istituzioni, perché troppo spesso queste ultime sono più o meno tacitamente conniventi con loro.
Dal 2011 al 2016 CasaPound ha visto un proprio affiliato arrestato ogni tre mesi, contemporaneamente un camerata ogni cinque giorni veniva denunciato. Spesso l’intellettuale-tipo dei fascisti è legato allo stragismo nero degli anni Settanta-Ottanta e oggi ci sono importanti canali finanziari che li collegano al Front National, all’autocrazia di Putin e alle evasioni dei Panama Papers. Sia l’alto dirigente Andrea Antonini sia il presidente della loro organizzazione di protezione civile, “La Salamandra”, sono stati condannati per aver aiutato a fuggire dall’Italia uno dei più pericolosi latitanti della Camorra, Mario Santafede. Chissà poi perché i neofasci, tra tutti i “campi di battaglia” nel mondo, abbiano costruito un particolare legame con la lotta del popolo Karen, in Birmania, uno dei principali centri di produzione e smistamento di eroina.

Il problema del neofascismo esiste da anni e anni, così come le loro connessioni con la mafia sin dall’epoca della Banda della Magliana, ma su di esso viene sempre operata una sorta di attività di “blackwashing” (scusate il neologismo). Il fascismo non si combatte coi salotti TV, ma nelle strade, e quell’Andrea Antonini nominato sopra lo sa bene. Oggi siamo chiamati sempre di più a togliere spazio a queste figure nei nostri quartieri, ma non è solo con l’antifascismo militante o con il confronto muscolare che si combattono i neofascisti. Dobbiamo poter comprendere il loro ruolo nello scacchiere europeo, basti guardare al colpo di stato orchestrato da Bruxelles in Ucraina, o al governo spagnolo che si appoggia ai successori del falangismo come “difensori dell’unità spagnola” contro gli indipendentisti catalani. Dobbiamo capire il perché le forze neofasciste sono l’opposizione perfetta per le classi dirigenti, che può condannarli come impresentabili razzisti e continuare con le sue politiche di massacro sociale una volta ricompattato il fronte “democratico”.

Solo a quel punto capiremo perché la repressione colpisce sempre chi a quel potere si oppone in modo reale, cercando di costruire un mondo differente che sia solidale, antirazzista e dove la ricchezza sia finalmente all’appannaggio di tutti e non più di pochi: non è un caso che l’attuale ministro dell’interno si fregi di possedere la scrivania di Mussolini o venga acclamato dalle giovanili di partiti dichiaratamente post fascisti! Le lotte contro i padroni e i loro servi fascisti sono sempre state un’unica lotta, se ci scordiamo di questo andiamo incontro ad un fallimento annunciato ed evitabile.

Di fronte alla violenza dei fasciomafiosi di oggi dobbiamo poterci indignare, ma la nostra rabbia deve potersi tradurre in lotte reali ed anticapitaliste. Se della violenza machista del “primate nazionale” Spada e dei suoi amichetti siamo tutti schifati dobbiamo trovare delle risposte collettive e di classe, che siano finalmente di vera rottura con le politiche liberiste in cui questa gente sguazza felice. Questa crediamo che sia la grande sfida dell’antifascismo odierno e siamo convinti che troveremo tante compagne e tanti compagni al nostro fianco in questa lotta.