IL G7 DI LUCCA CONFERMA LA STRATEGIA REPRESSIVA INIZIATA IL 25 MARZO

Pubblichiamo di seguito il nostro comunicato successivo alla manifestazione , e alla sua brutale repressione, contro il G7 esteri tenutosi a Lucca nell’Aprile 2017 – CPPR

Probabilmente saprete di ciò che è successo ieri pomeriggio a Lucca in occasione del vertice dei ministri degli esteri delle 7 potenze imperialiste mondiali. Anzi, probabilmente di ciò che è successo se ne sa ben poco. Infatti, di tg e giornalisti a Lucca ce n’erano ben pochi. Non c’erano i famigerati black bloc da riprendere ieri pomeriggio, quindi nessuna notizia da vendere.

Ieri a Lucca lo Stato ha buttato giù la maschera e ha mostrato il volto della feroce repressione del dissenso rispetto alle decisioni che vengono prese nei palazzi del potere. Dei ragazzi a viso scoperto si avvicinano al cordone della celere. Dall’altra parte il cordone della celere veglia, “ligio al dovere”, sulla cittadella storica, interamente interdetta ai non residenti per via del grande evento. Prima ancora che i ragazzi alla testa del corteo entrassero in contatto con lo schieramento della celere (ricordiamo che non brandivano spranghe o bombe molotov ma una cazzo di rete!), quest’ultima carica con molta violenza lo spezzone di testa accanendosi con chi cadeva in terra. Poco dopo la celere inizia a caricare il corteo da tutti i lati e rincorre a manganelli spianati i manifestanti per centinaia di metri. Il corteo si riunisce subito dopo e si ricompatta, ma a causa di queste violentissime cariche si ritrova più o meno dimezzato. Si sparge subito la voce che 5 compagni sarebbero stati fermati (non si sa proprio per cosa) e il corteo decide di mostrare solidarietà mantenendo un blocco stradale fino al rilascio dei compagni che giunge la sera. Ieri notte 3 compagni lucchesi sono stati prelevati senza ragione dalla polizia e tratti in arresto. Non si poteva avere loro notizie e sono stati tratti in arresto senza sapere che reati gli fossero contestati. Un presidio si costituisce immediatamente per richiederne la liberazione: escono con 3 denunce per il possesso di un manico di ombrello e un’asta (considerati oggetti atti a offendere). In precedenza, inoltre, la celere a Firenze ha tentato di impedire a dei manifestanti di salire in treno per raggiungere Lucca (ovviamente si è trattato di pura intimidazione visto che non vi era assolutamente nessuna ragione per fermare i compagni, i quali sono stati lasciati liberi di raggiungere il corteo successivamente). Non ci interessa per ora mettere bocca su questioni per cui ci potrebbe essere un processo. Vogliamo per il momento soffermarci sulla pratica intimidatoria messa in campo dal ministero dell’interno per reprimere il dissenso politico consistente in pratiche di terrorismo psicologico e nel far prelevare i manifestanti a manifestazione finita, di notte. Non vogliamo fare piagnistei, non ci aspettiamo che a chi combatte i più forti di questa società gli sbirri rispondano coi mazzolin di fiori. Ma con quanto detto fino ad ora vogliamo evidenziare come sia oggi evidente più che mai che lo Stato italiano, per mezzo della condanna all’esilio tramite fogli di via, violente cariche indiscriminate e prelevamenti notturni, vuole intimidire chi protesta. Chi intende riprendersi le strade delle proprie città non deve potersi sentire sereno. E l’informazione non è libera perché assoggettata dall’ideologia del libero mercato per cui bisogna speculare sul sensazionalismo e fare scoop.
Per cosa protestavano i manifestanti? Cosa ha fatto sì che si scatenasse questo incredibile apparato repressivo? Ecco in cosa consisteva il G7 di Lucca: gli Stati Uniti tentano di coinvolgere i loro alleati europei nella guerra contro Assad. A tal scopo, invitano al vertice i ministri degli esteri di Turchia, Qatar, Arabia Saudita, ecc… (tutti Paesi ormai noti per i propri legami con le forze dell’ISIS in Medio Oriente). Tutti Paesi convinti della necessità di togliere di mezzo Assad, il quale invece è sostenuto da Russia e Iran. In pratica, il G7 di Lucca è stato un momento fondamentale che ci ha portati di un passo più vicini a quello che potrebbe essere il prossimo conflitto su scala mondiale. E facciamo presente che a protestare contro l’imminente guerra non c’era la CGIL, non c’era la sinistra istituzionale da salotto di Sinistra Italiana e dei dissidenti piddini. In piazza c’erano i cattivissimi anarco-insurrezionalisti dei centri sociali, il sindacalismo di base e l’estrema sinistra! Lo rivendichiamo: noi antagonisti siamo gli unici che hanno deciso di muoversi contro lo scempio della guerra! Proprio quegli antagonisti di cui i giornali, drogati di sensazionalismo, parlano solo nell’ottica dell’estetica del gesto rabbioso senza mai riportare le ragioni che li spingono a scendere in piazza.
Noi eravamo a Lucca insieme a compagne e compagni provenienti da tutta la Regione per dire che non si può essere contro la guerra senza mettere in discussione chi le guerre le decide. In altre parole, si può essere davvero pacifisti solo facendo guerra ai ricchi e ai padroni dell’Italia, dell’Unione Europea e del mondo. E sono proprio loro che oggi hanno interdetto mezza città, che hanno fatto chiudere strade, imponendo il riconoscimento forzato e piazzando posti di blocco. Mentre la manifestazione si opponeva alla militarizzazione, era come se ministri e polizia sfrattassero la città intera per poter avere la giusta vetrina dove decidere chi altro condannare a morte con le loro ignobili guerre. Però Non siamo soli, in tutto il mondo la stragrande maggioranza delle persone odia profondamente la guerra e in tutto il mondo c’è chi si attiva per contrastare l’imperialismo. Si tratta semplicemente di essere ogni giorno di più. Da quanto successo ieri a Lucca abbiamo imparato una cosa: non possiamo chiedere ad un organismo concepito appositamente per la repressione di essere clemente verso chi si pone in antagonismo col presente che ci circonda. Bisogna mettere in discussione lo strumento repressivo dell’apparato poliziesco in quanto tale! Di conseguenza oltre a scendere in piazza contro la strategia della tensione messa in campo dal ministero dell’interno, crediamo sia necessario avviare un profonda riflessione inerente a come superare compattamente l’insicurezza instillata da tali tattiche intimidatorie verso chi vorrebbe manifestare con rabbia e dignità contro chi ci ha scippato il futuro e il presente. In futuro sarà necessario essere più imprevedibili, rendere più compatti i cortei, la partecipazione al conflitto più estesa. Perché il Ministro Minniti e i nostri questori locali ci hanno ricordato che il diritto di esprimere il nostro disgusto verso chi semina guerra e distruzione, ce lo dobbiamo riconquistare da soli, con la nostra determinazione e rimanendo uniti!
P.S. La descrizione di quanto avvenuto al corteo è frutto della testimonianza dei compagni del nostro Collettivo presenti al corteo ed è verificabile guardando i video disponibili su internet.
P.P.S. Cercheremo di pubblicare prossimamente un’analisi più approfondita riguardante la nuova strategia repressiva messa in campo dallo Stato e come combatterla.