Ripubblichiamo di seguito il comunicato del CPPR di Siena prodotto dopo la manifestazione nazionale del 25 Marzo scorso
Sabato 25 marzo abbiamo partecipato alla data chiamata da Eurostop contro le celebrazioni del sessantesimo anniversario dei trattati di Roma; lo abbiamo fatto perché non ci va giù che nella nostra costituzione sia stato inserito il pareggio in bilancio a forza, non ci va proprio bene che quello che rimane del nostro stato sociale venga abbattuto colpo su colpo per sottostare alle imposizioni tecnocratiche di Bruxelles. I governanti dei paesi UE in questa occasione hanno voluto rilanciare quello che chiamano “processo di integrazione”, puntando sul riarmo e l’unità militare europea e sull’Europa a due velocità, ormai diventato qualcosa di più di un mero concetto giuridico ma vera e propria prassi politica di dominazione.
Nell’opposizione a tutto questo noi abbiamo trovato il nostro posto, distinguendoci sia da quelli che credono ancora che si possa riformare dall’interno questo mostro liberale, sia dalle visioni nazionaliste e razziste della destra.
Nel Jobs Act noi abbiamo visto la realizzazione del progetto ultraliberista delle politiche europee che strozzano i lavoratori, nel procedere a colpi di manganello del folle progetto della tav in Val di Susa lo stroncamento dei territori e di chi lo abita in favore del profitto. Questi sono solo due esempi: potremmo parlare delle nostre università pilotate a arte nel diventare dei luoghi finalizzati solo alla formazione di una élite cui si è inculcato la visione malata del mercato come motore immobile del mondo contemporaneo, potremmo parlare dei tre miliardi regalati all’autocrate Erdogan per seminare morte lungo tutto il confine siriano e nel Kurdistan del nord, o ancora dell’appoggio senza riserve dato da questa UE alle forze naziste in Ucraina in un malato braccio di ferro con Putin di cui sta pagando le conseguenze solo la popolazione. Potremmo parlare di tutto questo e di altro ancora, come delle basi NATO in Sardegna che devastano il territorio e le vite di coloro che abitano nelle zone vicine, portando un indotto fatto solo di tumori e malattie, delle bombe la fabbricate da una ditta tedesca e sganciate dall’aviazione saudita sulla testa della popolazione civile in Yemen; potremmo parlare del MUOS e del sostegno italiano ed europeo a quel Barzani che fa sparare sul suo stesso popolo in ossequio alla paranoia turca anti-PKK. Questa lista potrebbe allungarsi all’infinito, per tutto questo abbiamo partecipato alla manifestazione che sabato 25 marzo ha sfilato per le vie del quartiere Testaccio di Roma, ne siamo fieri.
Il corteo è stato pacifico e determinato, non ostante il terrorismo dei media che parlavano da una settimana di fantomatiche “infiltrazioni di black bloc”, ma a tutto questo siamo ormai abituati. Già vediamo come questa strategia si stia mobilitando anche contro le giuste contestazioni contro l’incontro dei ministri degli esteri del G7 che si terrà a Lucca il 10 aprile, la ci vedrete nuovamente al fianco dei nostri compagni per rivendicare un mondo migliore. Dall’inizio del corteo si respirava un’aria strana, fatta di ansia e rabbia per le moltissime perquisizioni e al fermo ingiusto dei compagni torinesi e valsusini, cui è stato impedito di manifestare in violazione di ogni più elementare diritto.
Quanto successo dopo è sotto gli occhi di tutti: la polizia ha tentato di spezzare il corteo senza nessun tipo di motivazione che non fosse quella di cercare lo scontro fisico con i manifestati, una vera e propria provocazione finalizzata a screditare l’unico movimento politico capace di mettere in crisi le strutture del potere capitalista europeo; dobbiamo ringraziare il servizio d’ordine che ha mantenuto il sangue freddo e ha permesso alla prima parte del corteo dove ci trovavamo di uscire compatta da quella situazione difficile in cui ci siamo ritrovati divisi in due e circondati dalla polizia. Dobbiamo rendere merito agli organizzatori che frapponendosi tra i compagni costretti a rimanere in piazza e i celerini hanno ottenuto il ricongiungimento dei due spezzoni.
Sabato è morta la narrazione mainstream di una sinistra buona ed europeista contro una destra populista e sovranista, con l’entrata in campo di un soggetto politico nuovo che può mettere finalmente in crisi le istanze ordoliberali dell’austerità eurocentrica grazie alla sua visione radicale.
Sabato 25 marzo abbiamo detto un sonoro no sociale ad Euro, Ue e Nato, continueremo a farlo nelle prossime mobilitazioni perché alle politiche divisorie del governo Gentiloni (che forse sarebbe meglio chiamare Renzi bis) vogliamo rispondere con l’unità e la solidarietà.
CPPR – Siena