Succede che un fascista dichiarato, nonché candidato con una lista xenofoba alle ultime amministrative, spara addosso a dei ragazzi africani e semina il panico in una cittadina tranquilla come Macerata, dove qualche giorno fa si è verificato un fatto di sangue efferato ma ancora tutto da chiarire, poiché sulle dinamiche ancora non è stata fatta luce. Il principale indiziato è un nigeriano. Succede che è solo l’ennesimo caso di violenza razzista in Italia negli ultimi 6 anni; non dimentichiamoci l’assassinio dei due ragazzi senegalesi a Firenze nel 2011 ad opera di un fascista che bazzicava gli ambienti di Casapound e del ragazzo massacrato con un palo da un tesserato allo stesso partito della sezione di Fermo. Ora, quelli che dicono che il fascismo non esiste più, che non ha senso risvegliare vecchie ideologie, che opporre “violenza” alla violenza è sbagliato, cosa diranno riguardo quanto accaduto?
Da quando poi il fascismo può essere considerata un “ideologia”, quando altro non è che un insieme di parole d’ordine, codici, comportamenti e attitudini e non una reale visione complessiva del mondo e della realtà? Lo chiameranno pazzo o squilibrato? Lo isoleranno tentando di additarlo come sociopatico? O forse si sveglieranno dal torpore e capiranno la lucidità nell’atto compiuto, nella premeditazione o, come nel caso di Fermo, della ghiotta occasione per poter avere l’opportunità di dichiarare guerra allo straniero? Quando capiremo che il fascismo non è (solo) il duce sugli accendini ma è qualcosa che permea in tutti i gangli della società italiana? Che l’Italia è un paese profondamente razzista in quanto ha sempre avuto una “razza” da discriminare, compresi i popoli e le etnie che la compongono dall’unificazione? Che prima degli ebrei nel ’38 (il famoso “unico errore” del pelato insaccato) erano gli sloveni o gli slavofoni del confine orientale? O che durante l’Italia giolittiana erano i sardi? E che dopo il 48 erano i generici “terroni” che venivano a rubare il lavoro al nord o sempre i sardi che “avevano il vizio” di rapire le persone? Che dopo la caduta della cortina di ferro e del patto di Varsavia erano i rumeni e gli albanesi? E che ora, dopo il neo-imperialismo in Africa e in Medio Oriente delle superpotenze occidentali che ha riportato in auge la schiavitù, il nuovo nemico sono gli africani? Certo, con i neri è più facile prendersela poiché nel Belpaese non se ne sono mai visti tanti, il processo di decolonizzazione non ha portato alla creazione di una società multietnica come in Francia o in Germania; tuttavia abbiamo imparato bene dagli americani a diffidare della pelle scura, visto che la narrazione standard di qualsiasi serie tv/film generico/serial vede il “nigga” come un potenziale criminale per la comunità bianca degli USA. Quindi molti razzisti latenti ora vengono fuori e si palesano, persone che magari hanno anche subito razzismo (perché meridionali o perché sardi) o che mai hanno avuto pregiudizi verso altri “bianchi” ora si sentono legittimati a dare sfogo alle loro intime pulsioni dall’allarmismo creato ad hoc sul tema delle immigrazioni strumentalizzato dal pd per raccattare voti a destra (si veda Minniti-Orlando),avallando i toni xenofobi che ne conseguono e prestando il fianco alle forze fasciste, che come sempre puntano a fare leva sulla guerra tra poveri e alla macelleria sociale d’importazione europeista per legittimarsi. E perchè questo? Perché spuntano razzisti come funghi? Perchè semplicemente l’Italia è razzista. Lo è sempre stata e finché ancora si continua a parlare di Italia intesa come Nazione, identificarla nei fasti e nelle ricorrenze militaresche, delle guerre vinte e delle guerre perse, dipingerla come l’unica patria possibile di tutti i popoli che ne fanno parte ed imporgli questa narrazione in maniera aggressiva, sarà la stessa Italia fatta di quella mentalità coloniale che si porta dietro in questi 156 anni di storia. Le buone intenzioni di Mazzini sono state tradite da infami d’alto rango quale il conte di Cavour e tanti altri notabili che poi si sono adattati alla mentalità vincente che permeava gli ambienti, quella Sabauda. Una famiglia di veri maiali, gretta e ignorante, come i suoi discendenti non perdono occasione di mostrare. E così anche i partigiani che hanno lottato contro i fascisti, la loro lotta è stata tradita quasi subito, da uno che tra l’altro era stato uno di loro (il “buon” Togliatti e la sua amnistia), ma anche dal primo progetto di Repubblica a cui si è pensato, da come la stessa costituzione sia stata scritta, come “una e indivisibile”. Questa unicità e indivisibilità, l’esistenza di un unica Nazione all’interno di uno stato, ha legittimato e ancora legittima questo nazionalismo becero e coloniale, il suprematismo bianco e il disprezzo per lo straniero sono frutto di questa costruzione nazionalistica di visione ottocentesca, e l’Italia ne conserva ancora lo spirito.